venerdì 3 agosto 2007

Liberazione 3.8.07
Bellocchio torna al festival che lo ha reso famoso
Diviso tra cinema indipendente e mainstream
il cineasta ha in cantiere un nuovo film

Locarno nostro servizio. «L'affare migliore che ho fatto, forse l'unico». Questa la battuta di Marco Bellocchio, commentando il successo de I pugni in tasca, suo folgorante esordio. «Chiesi un mutuo di 20 milioni con mio fratello, fortuna che il film andò bene».
La sala Ex Rex di Locarno lo ha accolto con un caloroso applauso, vivendo molte delle sensazioni che già allora suscitò quello che forse è il suo capolavoro. «Allora mi resi conto di avere una visibilità, di quello che facevo si discuteva e si dibatteva. Ricordo ancora che nel Pci fui difeso da Paietta e contrastato dai neorealisti togliattiani».
Inevitabile chiedergli del cinema italiano, sempre più in sofferenza. «I Centoautori possono fare molto, ma si deve guardare anche oltre. Ad esempio mi è stato detto che a Venezia sono arrivati 40 film italiani fatti in casa, qui a Locarno sono quasi più i film in beta che in pellicola. Ora è davvero possibile fare un film con pochissimo. E poi sento sempre di più la sofferenza di un partito del nord, non certo leghista, vittima di un cinema che sente romano-centrico. Se ne lamentava con me Marina Spada, che ha fatto un bellissimo film, Come l'ombra , con soli 30.000 euro. Non solo servono i finanziamenti alla francese, ma anche una migliore distribuzione».
Diviso tra cinema indipendente e autorialità mainstream (targata 01distribution), ora si prepara a un film dal budget imponente, Vincere , storia del figlio segreto e rifiutato di Benito Mussolini, Benito Albino, avuto da Ida Dal Ser. I due furono internati in manicomio e lui non venne mai riconosciuto. «Credo che troverò le risorse - sorride - in Italia Mussolini è sempre una star, un po' come Berlusconi».
Tornando serio, confessa la fascinazione per una storia inusuale per lui. Mai si era confrontato con la storia, se non con Moro, anche se questa tragedia, forse, non è lontana dalla sua sensibilità. « Vincere è un titolo ironico, ma è soprattutto dedicato a questa donna che ha lottato per la sua verità con coraggio suicida. Per lei servirebbe una donna sensuale e dura come Anna Magnani o Irene Papas». Auguri.

La Stampa 3.8.07
"Riabilitate Anna l'ultima strega"
Bestseller sulle ingiustizie di un antico processo porta il caso davanti al parlamento svizzero
di Fabio Galvano

Non finì al rogo, l'ultima strega d'Europa, ma fu decapitata con un colpo di spada. Nella civilissima ma tutt'altro che illuminata Svizzera - era l'anno di grazia 1782 - Anna Göldi fu probabilmente vittima non tanto di un errore giudiziario, quando di una congiura ordita ai suoi danni per salvare la reputazione del suo datore di lavoro, un influente politico locale che prima l'aveva sedotta e poi ne aveva temuto le scottanti rivelazioni. Ora la Göldi è tornata all'onore delle cronache, 225 anni dopo quel giorno all'ombra di un oscurantismo di stampo medievale. Da una parte è un fenomeno letterario, per un libro che Walter Hauser, noto avvocato svizzero, ha scritto in sua difesa forse senza pensare che in breve tempo sarebbe balzato al vertice delle classifiche librarie della Confederazione. Dall'altra è al centro, proprio sulla spinta di quel libro, di un'azione senza precedenti da parte di un gruppo di deputati dei maggiori partiti, volta a una riabilitazione - ovviamente postuma - di quell'«ultima strega».
E' probabile che l'iniziativa vada a buon fine, anche se oggi non tutti sono d'accordo che sia il caso di disturbare prima il parlamento cantonale e poi quello nazionale per rimettere a posto una questione di due secoli fa. «Tiriamoci una riga sopra e andiamo avanti», ha suggerito un portavoce del governo locale. Ma a Glarus, la cittadina della Svizzera orientale dove i giudici e la protestante Chiesa Evangelica (che oggi riconosce l'errore) montarono quel caso straordinario, quel precedente storico brucia ancora: i suoi abitanti hanno raccolto robuste adesioni per la loro campagna.
Anna Göldi, 42 anni, faceva la serva in casa di un ricco e influente politico - nonché giudice - dell'epoca, tale Johann Jakob Tschudi. Il quale, evidentemente, non sapeva tenere le mani a posto. Per paura forse che la moglie scoprisse la relazione, l'uomo decise di porre fine alla tresca ancillare. Oggi è difficile stabilire se la Göldi fosse rimasta incinta: certo è, secondo la ricostruzione fatta da Walter Hauser, che la donna minacciò di rivelare l'accaduto. Apriti cielo. Nella Svizzera bacchettona gli adulteri rischiavano l'esclusione da tutti i pubblici uffici. Tschudi sentì l'ombra della rovina piombargli addosso, se solo quella donna avesse parlato.
L'uomo seppe sfruttare al meglio le sue conoscenze, oltre a quelle di parenti e amici. L'accusa fu presto costruita: la Göldi, si disse, aveva cercato di uccidere la figlia del suo datore di lavoro facendo comparire aghi di ferro, con inspiegabile magia, nella tazza di latte di una figlia di Tschudi, una bambina di otto anni. La donna fuggì, ma le autorità di Glarus non demorsero: offrirono una taglia dalle pagine del Zürcher Zeitung e il denaro, si sa, fa miracoli. Arrestata pochi giorni dopo, come qualsiasi strega che si rispetti anche questa fu torturata e alla fine i suoi accusatori riuscirono a estrarle la tanto attesa confessione: «Sì, ho fatto un patto con il Malvagio». Il 18 giugno 1782 la condanna; anche se formalmente, e forse proprio per evitare di esporsi all'inevitabile ridicolo, l'accusa al processo non fu di stregoneria - se ne parlò, ma solo in sottordine - bensì di tentato infanticidio. La spada del boia le mozzò la testa e la reputazione di Johann Jakob Tschudi fu salva.

Negli anni seguenti tutti i riferimenti alla «strega» furono sistematicamente cancellati dagli atti processuali. Ma rimase, racchiusa fra le scartoffie del tribunale di Glarus, una copia dell'interrogatorio. E' il documento su cui Hauser ha basato il suo best-seller, intitolato «L'assassinio giudiziario di Anna Göldi». «Questa sarebbe la prima volta - ha detto l'avvocato - in cui un Parlamento riabilita una strega. In realtà non c'è dubbio che si trattò di mala giustizia. Fin dall'inizio il processo fu un tentativo di farla stare zitta. E’ stato un caso palese di assassinio giudiziario».

Apcom 3.8.07
SINISTRE/ BERTINOTTI: SVECCHIARE O I GIOVANI SCEGLIERANNO VELTRONI
Fare bene ma anche presto, non deludere speranze

Roma, 3 ago. (Apcom) - Fausto Bertinotti sferza la sinistra: se non cambia, i giovani la percepiranno come vecchia e sceglieranno il Pd di Walter Veltroni. Inizia così l'intervista che il presidente della Camera ha concesso a 'la Rinascita della sinistra', settimanale dei Comunisti italiani. Bertinotti si domanda quale idea possa avere un ragazzo di 16 anni della sinistra, oggi: "O di una cosa vecchia o di una cosa da 'fissati'. Il rischio è che questi giovani trovino alla fine in Veltroni un riferimento per così dire di 'sinistra'".

Per questo il leader forse più popolare dell'ala sinistra dell'Unione rinnova il suo appello all'unificazione: "Siccome la politica è fatta anche di emozioni e di sentimenti, sarebbe un guaio deludere questa attesa che si è venuta a determinare, questo addensarsi di un sentimento di attesa verso un nuovo protagonismo a sinistra. Le emozioni e i sentimenti non si caricano artificialmente o artificiosamente, e neppure soltanto sulla base di una progettualità politica; si creano le condizioni, l'insieme degli elementi che determinano queste condizioni".

"Sono il primo a riconoscere - sottolinea Bertinotti - che uno degli elementi motori di questa accensione della speranza è stato il fatto che nella costituzione del Partito democratico una parte rilevante della sinistra Ds si sia sottratta da quell'approdo ed abbia riaperto un discorso a sinistra. Si è verificato un elemento che ha prodotto come un salto e l'addensarsi di un'attesa. Questa attesa è un'energia fondamentale per costruire un'impresa politica, per questo io credo che bisogna fare bene, ma anche presto".

Apcom 3.8.07
SINISTRE/ BERTINOTTI: GUARDARE A SUPERAMENTO CAPITALISMO
Lottare perché l'Europa non sia piegata al neoliberismo

Roma, 3 ago. (Apcom) - Il soggetto unitario delle sinistre al quale pensa Fausto Bertinotti dovrebbe avere nel suo orizzonte politico il superamento del capitalismo: lo spiega il presidente della Camera in una intervista al settimanale del Pdci 'la Rinascita della sinistra'.

Per Bertinotti "il bisogno di unità scaturisce da un punto di crisi, è questo il problema principale a cui è arrivata la storia della sinistra in Europa. In questo punto di crisi si rischia la scomparsa della sinistra. Almeno se per sinistra intendiamo la connessione tra la politica e la condizione sociale".

A questo rischio Bertinotti oppone la sua ricetta: "Dobbiamo uscire da questa sconfitta con una nuova definizione di un soggetto che guarda al futuro e che crede che nel futuro sia aperta la contesa per il superamento della società capitalista, tendenzialmente e strategicamente e nell'immediato, e sia presente la lotta perché l'Europa abbia un modello economico e sociale non piegato e piagato dal neoliberismo".

Per l'ex segretario di Rifondazione la nuova forza unitaria della sinistra dovrebbe lavorare alla "costruzione di un modello sociale non omologato ai dettati della globalizzazione capitalistica, delle politiche neo-liberiste. E anche un nuovo compromesso sociale in cui i protagonisti del conflitto del lavoro, i protagonisti del conflitto ambientalista, del conflitto pacifista e quello di genere ed altri ancora, si riconnettono nella loro autonomia, nel rapporto con un soggetto politico che li sceglie come interlocutori privilegiati per realizzare questo compromesso".